Ray Johnson nato a Detroit nel 1927 – e morto a New York, 1995 è uno degli artisti nordamericani più sconosciuti e influenti della sua generazione.
Alla fine degli anni Quaranta, Ray Johnson studiò pittura con i grandi pittore dell’epoca.
Dopo questo periodo, si trasferì a New York, dove a metà degli anni Cinquanta abbandonò la pittura alla ricerca di una nuova modalità espressiva, costruendo collage a partire da frammenti dei suoi dipinti astratti. Questi collage sarebbero a loro volta diventati elementi con cui avrebbe costruito opere più complesse, in cui i frammenti sono intervallati da elementi della cultura popolare. Per farlo, utilizza immagini di Elvis Presley, James Dean, Shirley Temple e Marilyn Monroe, tra gli altri, anticipando l'immaginario che Andy Warhol avrebbe utilizzato negli anni Sessanta. Tra i suoi primi collage ci sono i "moticos", pannelli di forme irregolari che avrebbe riutilizzato per tutta la sua carriera e che rappresentavano una critica alla rigidità astratta del rettangolo.
Sempre negli anni '50, parallelamente allo sviluppo dei collage, Ray Johnson iniziò a esplorare le possibilità della Mail Art, costruendo una rete di contatti con cui scambiare idee e opere. Attraverso questa rete, inviò ad amici e colleghi una serie di lettere, un gran numero di oggetti, da cartoline o frammenti dei suoi collage, disegni con istruzioni con la seguente richiesta: ( si prega di aggiungere e restituire... ), ADD AN TENURN PLEASE-
Questo segnò l'inizio di quella che sarebbe poi diventata nota come mail art costruendo una rete di contatti con cui scambiare idee e opere.
Con questo, Ray Johnson creò un proprio sistema alternativo per la diffusione del suo lavoro, che sfidava concetti come l'istituzione museale e si opponeva all'idea borghese di arte come opera finita, proprietà privata e valore commerciale.
Nel 1968, questa rete di scambi postali si consolidò nella New York Correspondence School , che sarebbe diventata il centro di un sistema di comunicazione artistica che avrebbe presto raggiunto le dimensioni di un fenomeno globale.
Il lavoro su carta di Ray Johnson si basa sull'unione di immagini e idee per generare nuovi significati attraverso le giustapposizioni che costruisce e distribuisce. Queste giustapposizioni, in molti casi, e soprattutto nei suoi collage, sono rafforzate dalla creazione di più strati aggiunti nel tempo, motivo per cui la maggior parte dei suoi collage risale a diverse date successive. Aveva anche un vivo interesse per i sistemi semiotici e i codici che creano, quindi il gioco di parole si ritrova spesso nelle sue opere, portandolo a creare nuovi termini. La critica istituzionale e un rapporto ambivalente con il mondo dell'arte sono presenti anche nelle sue opere durante tutta la sua carriera.
Scrive Anna Boschi :"Il 13 gennaio 1995, l'artista americano RAY JOHNSON si tolse la vita, lanciandosi da un vecchio ponte a Sag Harbor,New York.
La sua morte è ancora un mistero, in quanto questa sua inaspettata, dolorosa e decisiva scelta coinvolse in vari aspetti il numero 13, tanto da far pensare - a chi «studiò" la sua azione suicida - che Ray Johnson avesse avuto l'intenzione di fare la sua "performance finale": 13 Gennaio - RAY JOHNSON ha 67 anni (6+7 = 13) - a Sag Harbor, sceglie la stanza al Baron's Cove Inn, prenotata in precedenza, con il n. 247 (2+4+7 = 13) - poi si dirige al ponte alle ore 13…un vero puzzle. Addirittura artisti e critici d'arte che lo conoscevano bene affermarono: "Bel colpo per la sua carriera'. E il titolo di un articolo apparso su un giornale di New York fu: LA MORTE COME
UN'OPERA D'ARTE!
Quindi TREDICI! Il numero Tredici karmico è legato alla morte, alla trasformazione, alla rinascita e al cambiamento.
Il numero Tredici può significare la nostra rinnovata passione e motivazione. Ma, al contrario, il numero Tredici può indicare la rottura dell'armonia, incarnando il disordine, l'instabilità e l'incertezza…il Tredici karmico simboleggia inoltre il bisogno innato di apprendere la disciplina. Inoltre, il Tredici si erge a simbolo del corretto modo di superare qualsiasi tipo di difficoltà.
Forse proprio questo piaceva a RAY JOHNSON, riconoscendosi e riconoscendo nel network mailartistico - di cui era "padre" - la sua bellissima incoerenza con la quale probabilmente ha voluto "salutare" la sua vita e tutti noi.
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